mercoledì, gennaio 10, 2007

ANALISI INTERMARKET : LA SITUAZIONE PER L’ANNO 2007

Il 2006 è stato un anno decisamente positivo per l’equity, uno di quegli anni in cui chi ha investito sull’equity si è sentito un guru, visto che il rialzo ha colpito in modo abbastanza generalizzato il mercato azionario, sia quello definito delle “Vecchie Economie” quali quella Europea ed USA (se escludiamo l’effetto cambio), e ancora di più chi ha investito sui mercati emergenti.
Ma la situazione che il 2006 ha lasciato in eredità al 2007 è ricca di luci ed ombre, che devono essere chiare, prima di impostare una strategia operativa per l’anno che da poco è partito e già si è dimostrato più volatile del precedente (in particolar modo sulle commodities). Ma andiamo con ordine:

BONDS: è stato un anno poco interessante e il 2007, purtroppo, non sarà da meno. La curve dei tassi, sia sull’area Euro che su quella $, sono decisamente piatte (addirittura il differenziale 10y-2y è passato in negativo,a nche se solo per poche sedute…). Il motivo è uno scenario che resto poco chiaro. Tassi in Europa che dovrebbero salire ancora, ma forse non tantissimo, inflazione che resta da valutare con attenzione (sicuramente il crollo delle commodities aiuterà), FED che non sembra ancora convinta a riprendere il “neutral bias” che darebbe un segnale chiaro di tassi che potrebbero tornare a scendere. Nel frattempo il premio al rischio è a livelli veramente risibili, sia sui corporate che sui bonds dei paesi emergenti. E quindi, perché rischiare in uno scenario così ricco di incertezza? Un solo consiglio: stare brevi di duration, e preferire i buoni e vecchi CCT, sempre liquidi e validi, in questa situazione di mercato.

VALUTARIO:
ormai il mercato si può dire conteso da due big, ovvero $ ed €, con la medaglia di bronzo allo Yen e, a seguire quella inglese e svizzera. In linea di massima (non voglio tediarvi oltre, magari se volete in futuro approfondisco volentieri alcuni aspetti di quanto sto illustrando) i vari indicatori ci fanno pensare ad un 2007 dove il $ soffrirà ancora e l’€ resterà la valuta migliore. Detto questo, meglio non avventurarci in cose strane. Il nostro € di tutelerà da perdite potenziali in conto valutario.

EQUITY:
dappertutto si legge di un rallentamento dell’economia, anche se il tono dovrebbe essere “soft”, ovvero senza impatti devastanti per le borse. Malgrado questo, è assolutamente normale, secondo me, aspettarsi una correzione che risulterebbe fisiologica dopo il lungo trend rialzista degli ultimi mesi. Il mio benchmark di riferimento è lo S&P500. Dal grafico allegato si vede chiaramente che il trend rialzista è stato violato al ribasso, come anche la media mobile a 21 giorni, che ha sempre funzionato egregiamente come supporto dinamico. Ora siamo in una fase distributiva con l’indice “pizzicato” tra quota 1432 e 1407. L’RSI è in divergenza da diversi giorni. Una rottura di 1407 confermerebbe la partenza di una correzione che potrebbe anche risultare violenta, anche in virtù del tema che ora vado a descrivere.

COMMODITY: Il fatto che le materie prime stiano letteralmente crollando (e non mi riferisco solo al petrolio, ma in particolar modo a rame, zinco…) non è sicuramente un indicatore di buon stato di salute degli ordini di acquisto. Diminuisce la richiesta e i prezzi crollano. Per il petrolio a far la differenza è stata una stagione invernale che è tale solo per il periodo ma non certo per le temperature. L’economia sta rallentando e questo downtrend è uno dei segnali più chiari. Senza ombra di dubbio molte commodities stanno per godere di alcuni rimbalzi tecnici, dovuti al forte ipervenduto maturato nelle ultime sedute, ma si dovrebbe trattare, comunque, di situazioni temporanee.

IN SINTESI: limitare fortemente il peso dei bonds con duration elevata, preferire come valuta l’euro, preferire investimenti azionari aclicicli e, in caso di mancato superamento al ribasso del $ di area 1.295, puntare sull’oro.

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